Gestione Rifiuti Industriali

4 settembre 2017

Lo smaltimento rifiuti industriali è un’attività molto complessa che ha come obiettivo principale la tutela dell’ambiente e della salute delle persone.

In questo articolo ti spiego come vengono classificati i rifiuti, qual è la norma di riferimento, ti mostrerò il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti industriali e, infine, mi soffermerò su quelle tipologie di rifiuto che richiedono una particolare attenzione.

Gestione rifiuti industriali: normativa italiana.

La gestione dei rifiuti industriali da parte di PI 2000 avviene nel secondo quanto previsto dalla Parte Quarta del Testo Unico Ambientale, il DLgs. 152/2006 che definisce rifiutoqualsiasi sostanza od oggetto il cui detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”.

La classificazione e gestione dei rifiuti industriali avviene sulla base di codici CER, che identificano e catalogano i rifiuti tenendo conto della loro origine e del loro livello di pericolosità.

In base alla propria origine i rifiuti possono essere classificati in urbani e speciali: sono rifiuti urbani i rifiuti vegetali, i rifiuti domestici e tutti quelli che si trovano sulle strade e nelle aree pubbliche.

 

Gestione dei rifiuti speciali: come vengono classificati.

I rifiuti industriali appartengono alla categoria dei rifiuti speciali, che sulla base del livello di pericolosità vengono classificati in pericolosi e non pericolosi.

Sono rifiuti speciali non pericolosi:

  • Rifiuti prodotti dalle lavorazioni industriali.
  • Rifiuti prodotti dalle lavorazioni artigianali.
  • Rifiuti prodotti dalle attività commerciali.
  • Rifiuti prodotti dalle attività di servizio.
  • Rifiuti prodotti dalle attività di recupero e smaltimento rifiuti.
  • Rifiuti prodotti dalle attività di demolizione, di costruzione e di scavo.

Sono rifiuti speciali pericolosi quelli che contengono sostanze altamente tossiche come:

  • Prodotti di scarto della raffinazione del petrolio
  • Prodotti di scarto da processi chimici industriali
  • Prodotti di scarto dell’industria fotografica (vecchie pellicole)
  • Oli esausti
  • Prodotti di scarto dell’attività metallurgica
  • Solventi
  • Rifiuti derivati dagli impianti di trattamento dei reflui
  • Rifiuti derivati dalle attività medica e veterinaria
  • Rifiuti della produzione conciaria e tessile

 

Gestione rifiuti industriali: il nuovo sistema di tracciabilità.

Per cercare di tracciare con più facilità i rifiuti speciali il Ministero dell’Ambiente ha istituito da qualche anno SISTRI, che permette di controllare in modo puntuale la movimentazione dei rifiuti speciali.

Con SISTRI il Ministero vuole cercare di combattere le attività che cercano di sfruttare in modo illecito l’attività di gestione dei rifiuti industriali.

Prima il sistema informativo sulla movimentazione dei rifiuti veniva gestito con un sistema cartaceo, che prevedeva la definizione del Formulario di Identificazione dei Rifiuti, il Registro di Carico e Scarico ed il Modulo Unico di Dichiarazione Ambientale.

Oggi l’intera procedura è stata informatizzata. SISTRI prevede nello specifico due aree:

  • L’area registro cronologico, che corrisponde al Registro di Carico e Scarico;
  • L’area di Movimentazione del Rifiuto, che corrisponde al Formulario.

Una volta compilati e firmati, questi documenti vengono inviati tramite posta certificata ai soggetti citati: l’obiettivo di questo sistema è quello di controllare soprattutto la fase finale di smaltimento del rifiuto.

 

Gestione dei rifiuti pericolosi.

La procedura di gestione dei rifiuti pericolosi prevede una serie di analisi preliminari necessarie per conoscere l’origine del rifiuto ed il suo livello di pericolosità.

Le analisi che vengono eseguite sono classificate in:

  • Analisi di classificazione, per stabilire se un rifiuto è pericoloso oppure no;
  • Analisi di caratterizzazione, per scoprire le componenti chimico-fisiche del rifiuto;
  • Analisi di smaltimento e recupero, per individuare la procedura di smaltimento da seguire;
  • Analisi prescrittive che possono essere richieste dai vari Enti di Controllo.

 

Gestione dei rifiuti contenti amianto.

Un discorso a parte merita la procedura di smaltimento e gestione dell’amianto: questo materiale, di per se non pericoloso, tende negli anni a rilasciare nell’ambiente parte delle fibre che lo compongono e che sono altamente tossiche per le persone.

L’amianto è stato ampiamente utilizzato in Italia soprattutto in campo edilizio come copertura per abitazioni o come materiale di protezione per cavi e tubature.

Al fine di tutelare la salute delle persone l’Europa è intervenuta vietando nel Gennaio 2005 la commercializzazione e l’utilizzo di tutte quelle sostanze che contengono amianto.

L’amianto, in particolare, può essere di tipo compatto e di tipo friabile. L’amianto in forma compatta viene smaltito asportando totalmente i manufatti che ricopre e smaltito in centri appositi; l’amianto friabile invece richiede una procedura di smaltimento più complessa dal momento che le sue fibre si disperdono facilmente nell’ambiente.

Nel caso dell’amianto friabile la procedura di rimozione e smaltimento ha luogo soltanto dopo che il sito contaminato è stato messo in totale sicurezza.

 

Gestione dei rifiuti agricoli.

La gestione dei rifiuti nelle aziende agricole avviene sulla base di una importante distinzione, ovvero quella tra i sottoprodotti ed i rifiuti agricoli veri e propri.

Quando parliamo di sottoprodotto stiamo facendo riferimento a tutti quei materiali di scarto che derivano, per esempio, dallo smaltimento di un frutteto non più produttivo.

Sono rifiuti agricoli pericolosi oli esausti, batterie dei trattori; mentre sono rifiuti agricoli non pericolosi materie plastiche, reti antigrandine, pali in cemento e così via.

 

Gestione dei rifiuti inerti.

Alla categoria dei rifiuti inerti appartengono tutti gli scarti e le rimanenze di materiali da costruzione, materiali derivanti dalle attività di demolizione, di costruzione e di scavo.

Recentemente il Ministero dell’Ambiente con il Decreto numero 264 ha stabilito che tutte le terre e le rocce da scavo estratte nei cantieri per lavori edili devono essere classificate come sottoprodotti e non rifiuti.

Questo provvedimento semplifica notevolmente il processo di gestione dei rifiuti da cantiere: essendo classificati come sottoprodotti, terre e rocce possono essere riutilizzate; inoltre per avviare le procedure di smaltimento non è più necessario ottenere diverse autorizzazioni: dopo 90 giorni dalla presentazione della domanda infatti vale la regola del silenzio-assenso.